mercoledì 5 giugno 2013

“Tex e il Signore degli Abissi”, di Duccio Tessari



Il 30 settembre 1948 faceva la sua comparsa nelle edicole italiane Tex Willer, il più grande ranger di frontiera del mondo dei fumetti. Difensore implacabile degli onesti cittadini delle praterie del far west da quel lontano 30 settembre ha collezionato una serie di avventure ed imprese che sarebbe impossibile narrare per intero, oltre che una fitta schiera di lettori affezionatissimi.
Nel 1985 esce nelle sale cinematografiche “Tex e il Signore degli Abissi” di Duccio Tessari con Giuliano Gemma nella parte di Tex Willer, film nato come episodio pilota per una serie televisiva su Tex Willer prodotta da Rai 3 viene giudicato una cattiva trasposizione del fumetto da parte della critica e un flop in termini commerciali, tanto che Gian Luigi Bonelli decide di abbandonare il progetto.
Ebbene, le premesse non sono per nulla buone, i fan non me ne vogliano male quando dico che anch'io sono rimasto deluso dal film di Tessari. Ad ogni modo in questa sede andremo ad analizzare nel dettaglio il motivo per cui quello che ha tanto funzionato su carta non ha reso in maniera equivalente su pellicola. 

-Trama

si tratta di una trasposizione cinematografica fedele quasi al cento per cento degli albi numero 101, 102 e 103 (“el Morisco”, “Sierra Encantada” e “il signore dell'Abisso”). La storia narra delle indagini di Tex e dei suoi pards Kit Carson e Tiger Jack riguardo un carico di armi dell'esercito che è stato trafugato da mano ignota. Sul luogo dell'assalto alla carovana i nostri eroi troveranno dei corpi mummificati e uno strano amuleto, il che li porterà a chiedere consiglio a El Morisco, uno studioso dell'occulto di origine egiziana. El Morisco riuscendo ad aprire l'amuleto troverà all'interno delle piccole pietre di colore verde brillante che hanno la capacità di pietrificare i malcapitati che vi entrano in contatto e consiglierà a Tex di rivolgersi ai seguaci di Tulac, una tribù indiana (nel fumetto erano aztechi) che ha come obbiettivo la liberazione del Messico dalla presenza dei bianchi e che, con le armi rubate e le pietre magiche che vengono raccolte dal terribile Signore dell'Abisso nella sua caverna sotterranea, si prepara a muovere guerra. Inutile dire che Tex e i suoi compari riusciranno a sventare i piani della principessa Tulac (nel fumetto era un uomo, la versione femminile nel film è una trasposizione della sacerdotessa Esmeralda). All'inizio e alla fine del film un capo indiano (interpretato da Gian Luigi Bonelli in persona) avvolto nella penombra del fuoco nella notte introduce lo spettatore alla storia, elemento che probabilmente avrebbe dovuto essere ricorrente nella serie tv mai girata.
Una trama avvincente che se immaginiamo separata in 3 parti ci invoglia a scoprire cosa succederà dopo e come andrà a finire, ma che ricongiunta in un unico lungometraggio risulta piatta e a volte lenta. Questo è il primo degli errori dovuti al tentativo di rimanere fedeli il più possibile al soggetto originale, inutile dire che per un lungometraggio la trama andava adattata. Per questo motivo assegno un 4 a malincuore. 

-Soundtrack

tutti noi abbiamo bene in mente le grandi colonne sonore che il maestro Ennio Morricone componeva per i film western di Sergio Leone e Sergio Corbucci. Da una produzione Rai 3 non mi aspettavo certo una colonna sonora all'altezza di quelle dei grandi Spaghetti Western eppure ho avuto da stupirmi anche in questo caso. Per i primi 6 minuti si nota la totale assenza di colonna sonora, che non si riduce a un silenzio o al concentrarsi su particolari suoni ambientali dei paesaggi mostrati. Semplicemente non c'è alcuna colonna sonora per 6 minuti, dopodichè parte la prima “ambientale”. A dire il vero anche nelle scene d'azione le colonne sonore sembrano tutte delle “ambientali”, un piattume generale che tenta di seguire le azioni enfatizzando con tonalità più o meno incisive le sparatorie o le colluttazioni ma inesorabilmente fallisce. Vorrei comunque essere clemente poiché la colonna sonora non è il vero baco di questo film. Voto:5  

-Fotografia

parliamo ora del secondo grande errore dovuto all'aver voluto essere troppo fedeli al fumetto. Tessari decide di utilizzare delle inquadrature molto statiche per enfatizzare l'idea di “fumetto”, molte inquadrature sembrano effettivamente riprese dall'albo originale. L'idea però non funziona quasi per nulla (unica sequenza degna di nota è quella di Tex ed il suo cavallo accampati al tramonto, immortalati sulla pellicola come delle silouette ritagliate sul sole messicano). Difatti il cinema necessita forzatamente di una certa dose di dinamismo che forse andava studiato più a fondo. Le inquadrature statiche sono di certo un esperimento da non ripetere, anche se sono convinto che anche con una fotografia più curata il risultato non sarebbe stato comunque soddisfacente. un 5 per l'impegno. 

-Recitazione

la scelta del cast ha fatto storcere il naso a molti fan di Tex. Giuliano Gemma, che ricordiamo per “Sella d'argento” uno dei più brutti film del grande Lucio Fulci, non fa una buona performance. Tutti gli altri attori sono comunque sotto la media, complici anche i dialoghi ripresi dall'albo a fumetti, ennesimo errore di troppa fedeltà al soggetto. I dialoghi risultano spesso macchinosi perchè appunto scritti per un fumetto che ha dinamiche differenti da quelle di un film che avrebbe necessitato di un lessico più spigliato e meno giri di parole.
Andiamo a vedere il migliore e il peggiore della pellicola:

Il Migliore: William Berger nei panni del grande Kit Carson riesce a regalarci delle espressioni facciali del leggendario personaggio come ce lo eravamo immaginato leggendo Tex, fedele nelle parole e negli atteggiamenti. Una spanna sopra gli altri.

Il Peggiore: Giuliano Gemma. Un Tex Willer davvero poco credibile. Appare goffo nelle scene dinamiche e troppo impostato nei dialoghi. Deve ringraziare la controfigura a dir poco acrobatica che gli risparmia una figura ancor più brutta. Corre e si muove in maniera impacciata, non è certo Tex.

Unico attore che merita la sufficenza è Berger pertanto il voto complessivo è 4

piccola nota: navigando in rete ho notato molti commenti di estimatori di Tex che sono a dir poco inferociti con il doppiaggio ai quali devo dare ragione. Il livello è da filodrammatica dell'oratorio. 

-Ritmo

come detto il ritmo non si addice ad un lungometraggio, complice la trama non adattata, i dialoghi troppo macchinosi e le sequenze riportate così com'erano dagli albi a fumetti. Il risultato diventa, per chi non è avvezzo alla lettura di Tex, quasi noioso, e questo è male, molto male, soprattutto per un western. Il voto è un 3. 

-Extra

è il momento di dare un po' di punti bonus. Un +1 va dato perchè è l'unico film di Tex in circolazione e un altro +1 perché rappresenta una comunque un opera di grande valore affettivo per i fan del personaggio, valore che non mi sento di poter tralasciare in questa sede

il voto finale pertanto è di 4,6


non è un buon voto ed effettivamente non è un buon film, il solo fatto che non sia piaciuto neanche a Gian Luigi Bonelli è un segnale importante. Ciononostante vorrei consigliarne la visione a tutti gli amanti del fumetto italiano poiché, come detto poco fa, è un film che per molti rappresenta un pezzo della propria infanzia per il solo fatto che ci sia Tex, e come spesso accade quello che conta  non è certo il mio voto ma quello che si prova guardando un film.

Tambu

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