mercoledì 19 giugno 2013

"A Fantastic Fear Of Everything", by Crispian Mills & Chris Hopewell



“ONCE UPON A TIME, NOT SO LONG AGO...”

Molti film italiani, per una ragione o per l'altra, non vengono distribuiti al di fuori dell'Unione Europea o addirittura non riescono neanche ad oltrepassare i confini italiani. Oggi parliamo di un film molto particolare, ai più sconosciuto per motivi ignoti, una pellicola che non è riuscita a sbarcare oltre le coste dell'Inghilterra, ma non perché mal girato, male interpretato o semplicemente perché un filmaccio come i cinepanettoni nostrani. Film del 2012 scritto e diretto dal duo formato da Crispian Mills (chitarrista dei “Kula Shaker” ed esordiente nel campo del cinema) e Chris Hopewell (direttore di videoclip musicali di molti gruppi quali “Radiohead” e “Killers”) si presenta come una commedia nera inglese low budget con protagonista Simon Pegg che ricordiamo per “Hot Fuzz” e “Shaun of the dead” di Edgar Wright e “Burke and Hare – Ladri di cadaveri” di John Landis. Una commedia divertente, spiazzante, a tratti esagerata che sfrutta al meglio le capacità recitative di Pegg. Ma perché non riusciamo a trovare questo film in Italia? Perché non è mai stato doppiato in altre lingue oltre che l'inglese e perché nessuno lo conosce? Ammetto di non essere riuscito a dare una risposta a queste domande, vediamo comunque di analizzare nel dettaglio perché questa pellicola avrebbe meritato un minimo di attenzione internazionale.

-Trama

Uno scrittore inglese, Jack (Simon Pegg), dopo un periodo durante il quale ha scritto libri per bambini, decide di scrivere un soggetto per una serie televisiva incentrato sugli assassini seriali intitolato “Decades of death”. Per scrivere questo suo soggetto si rinchiude in casa per mesi studiando i più famosi e repellenti assassini del mondo, il loro modus operandi e la loro personalità. Personaggio già pieno di complessi mentali, porta questa sua ossessione a tal punto dall'essere convinto che uno degli assassini oggetto dei suoi studi voglia ucciderlo. Ogni rumore, ogni ombra, ogni elemento “anomalo” della sua casa diventa ai suoi occhi pericoloso, una prova che l'assassino esiste ed sulle sue tracce. La vera trama del film ci viene rivelata dopo meno di mezz'ora: Jack deve uscire di casa per incontrare il produttore interessato a “Decades of death”, pertanto è costretto a doversi lavare dei vestiti (la casa e l'armadio naturalmente sono in condizioni pietose). Il che lo obbliga ad affrontare una delle sue paure recondite e irrazionali: quella delle lavanderie a gettoni. Il panico lo porterà a compiere azioni assurde e controproducenti (incollarsi un coltello da cucina ad una mano, bruciare il proprio bucato e ustionarsi, eccetera) ma alla fine Jack riuscirà ad affrontare le sue fobie grazie all'aiuto del suo psicologo che gli dimostrerà come la fobia non corrisponda ad ogni costo con la paura, ed infine a sconfiggere i suoi timori diventando prima il “mostro” di cui ha paura e poi affrontandolo a quattrocchi, fino a capire quanto esso sia una persona normale a cui semplicemente serve un aiuto. Una trama interessante, forse non lineare e un poco contorta ma ben risolta e ricca di spunti di riflessione. Voto 8.

-Soundtrack

un ottimo lavoro quello della colonna sonora, non invasiva e ben congegnata, alterna tracce che aiutano a trasmettere l'ansia del protagonista allo spettatore e tracce di rock psichedelico che rendono ancora di più l'idea di assurdità del tutto. Da segnalare una bella cover di “In a gadda da vida” e una traccia di Ice Cube (Jack è un patito di gangsta rap). Forse non il punto forte della pellicola ma anche in questo frangente viene svolto un buon lavoro. Voto 8.

-Fotografia

Qui veniamo a uno dei punti più particolari della pellicola. È evidente quanto Mills abbia lasciato la questione della fotografia in mano a Hopewell, tenendosi per se la parte della stesura della trama e del soggetto. Mills, che arriva dall'ambiente dei videoclip musicali (come Michael Bay, dirà qualche malfidato, ma vi assicuro che in questo film il livello è molto più alto, garantito al limone), costruisce un apparato fotografico molto studiato nella composizione e nell'uso delle lenti. Le inquadrature statiche perfettamente studiate: la scena del ristorante dove viene inquadrato lo specchio alle spalle della produttrice per metà dello schermo, permettendo così di inquadrare anche Pegg, o la scena di Jack che risponde al telefono dove viene comunque inquadrato il corridoio buio e vuoto, dandoci l'idea che qualcosa possa attraversarlo all'improvviso, qualcosa che sappiamo non esistere ma della quale ciascuno di noi ha una recondita e irrazionale paura,ed ancora una volta siamo trasportati nella mente di Jack, avendo timore di qualcosa che sostanzialmente non c'è. Le scene dinamiche sono ugualmente curate: la scena della squadra speciale della polizia che entra nella lavanderia e stende il povero Jack con un taser è “esagerata” ancora una volta per dare l'idea dell'assurdità di ciò che sta accadendo, con i poliziotti già pronti a colpire con il manganello alzato prima ancora che Jack abbia toccato il suolo, sospeso a mezz'aria in uno slow motion davvero esilarante. Degna di nota una sequenza girata con un grandangolo, lente che notoriamente serve a “vedere di più” tramite la deformazione dell'immagine, ma in questo caso la lente ci fa vedere tutta la stanza tranne il soggetto della paura di Jack, oggetto che compare all'improvviso quando il piano sequenza è ultimato, piano sequenza che ha inquadrato solo e solamente il volto terrorizzato e impietrito di Jack, ruotando attorno a lui nella stanza, facendoci vedere tutto, tutto tranne l'oggetto della paura. Infine un altro momento di grande fotografia cinematografica la breve scena di Jack che entra in un sottopassaggio vestito del solo cappotto con cappuccio mentre trasporta il bucato chiuso in un sacco nero. La prima cosa che viene inquadrata è la sua ombra che velocemente percorre tutto il tunnel fino a ricongiungersi alla silhouette al personaggio prima di seguirlo lungo il percorso del tunnel, sequenza che ci riporta alla memoria film degli anni '30 come “M – il mostro di Düsseldorf” del grande Fritz Lang. Diavolo sarà un direttore di videoclip ma il signor Hopewell sa il fatto suo. Voto 9.

-Recitazione

Simon Pegg domina lo schermo per tutto il corso della pellicola. Il film è costruito attorno alla sua personalità ed alla sua maniera di recitare, quindi non poteva essere altrimenti, ad ogni modo nelle rare scene dove si impongono altri attori ho avuto occasione di farmi un idea su “il migliore” ed “il peggiore” della pellicola

Il Migliore: naturalmente Simon Pegg. Eccezionale, schizzato al punto giusto, realistico, impeccabile nelle battute nelle espressioni. Il film è costruito attorno a lui e lui da il meglio di sé.

Il Peggiore: ho fatto davvero fatica a trovare un “peggiore” all'interno della pellicola, alla fine ho scelto Alan Drake, nella parte di Tony Perkins, l'assassino ma non troppo dello scantinato. Non convince del tutto, a tratti troppo teatrale e troppo “all'inglese”

nel complesso comunque un buon lavoro da parte degli attori. Molto divertente la ragazza vietnamita che cerca di “aiutare” Jack a fare il bucato, davvero brava. Voto 8.

-Ritmo

sequenza delle scene ben dosata, non troppo lenta nella fase di “incipit” alla trama, non troppo rapida nella fase di intreccio. Film non memorabile per il ritmo ma nel complesso la questione è stata ben risolta. Voto 7.

-Extra

ci tengo ad assegnare un punto bonus per il fatto che si tratta di un film inglese pressoché sconosciuto in Italia, in Europa ed oltreoceano. Un film meritava molto più spazio di quanto gli è stato dato. Inoltre volevo regalare un ultimo punto bonus per il valore affettivo che questo film riveste. Ne scoprii la locandina nella metropolitana di Londra un anno fa con alcuni amici anche loro fan di Simon Pegg che come me sono rimasti delusi dal non aver visto questo film nelle sale italiane. +2

il totale si ferma pertanto a quota 8,4


un punteggio importante per un film che come dicevamo non è mai uscito dall'Inghilterra. Si tratta di un'interessante sperimentazione, un film coinvolgente e piacevole da seguire. Una piccola meraviglia in grado di stupire come pochi film sanno fare. E allora, perché Internet Movie Database lo tratta così male? Perché Rotten Tomatoes lo considera un film di nicchia? Perché un film prodotto da Universal non ha mai attraversato la Manica? Mistero...

Il Tambu

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