mercoledì 26 giugno 2013

"Children of Men", by Alfonso Cuarón


“Ogni volta che uno dei nostri politici è nei guai, esplode una bomba.”

film datato 2006 del messicano Alfonso Cuarón e tratto dall'omonimo romanzo (1992) della scrittrice britannica Phyllis Dorothy James, I figli degli uomini ci presenta un futuro distopico e non lontano, dove si fondono elementi già visti in altre opere di fantascienza e fantapolitica (regimi dittatoriali, polizia politica, gruppi terroristici) che ci vengono mostrati in maniera ben articolata e realistica. Il tutto è condito da un'ottima regia, una fotografia studiatissima e delle interpretazioni quasi impeccabili. Andiamo ad analizzare per punti questa interessante opera cinematografica.

-Trama

2027, Londra. Nel mondo non si registrano nuove nascite da 18 anni. Il film si apre su un servizio giornalistico che parla dell'assassinio di “Baby Diego” la persona più giovane del mondo. Da quando le donne sono diventate sterili il mondo è collassato fra guerre civili e atti di terrorismo, l'unico paese ad essere rimasto solido è la Gran Bretagna, grazie ad un regime di duro totalitarismo violento e repressivo, soprattutto nei confronti degli immigrati irregolari, scappati dai loro paesi in guerra. Essi vengono infatti arrestati e portati in strutture detentive simili a campi di concentramento o, se sono fortunati, in prigioni a cielo aperto simili alla Manhattan di 1997 – fuga da New York di John Carpenter. Theo (Clive Owen) è un ex-attivista politico rassegnato a condurre un'esistenza vuota in una società destinata all'estinzione. Suo unico amico è Jasper (Michael Caine) un vecchio hippie che vive in una casa nascosta in un bosco fuori città dove passa i suoi giorni coltivando marijuana ed accudendo sua moglie, giornalista diventata catatonica dopo aver subito delle torture da parte della polizia politica. Un giorno Theo viene rapito dal gruppo terroristico dei “Pesci”, impegnato nella lotta contro le ingiustizie del governo nei confronti degli immigrati irregolari. Theo scopre che il gruppo è capitanato da Julian (Julianne Moore), sua ex ragazza dalla quale si è allontanato dopo la morte del figlio avuto da lei. Julian propone a Theo una grossa somma di denaro in cambio di un lasciapassare per una ragazza di colore immigrata irregolare, lasciapassare che può ottenere contattando suo cugino che gestisce il progetto “arca delle arti” col quale il governo cerca di salvare le opere d'arte che in tutto il mondo stanno andando distrutte dalla follia collettiva. Theo dopo un giorno di indecisione decide di accettare e di procurarsi il lasciapassare ma è costretto ad accompagnare la ragazza e la sua accompagnatrice, un'ex-ostetrica attivista dei Pesci. Il gruppo, che cerca di raggiungere la nave “Domani” che porterà la ragazza al “progetto umano” un team di scienziati che cerca di curare la sterilità femminile, subisce un attacco da delle persone armate in moto e Julian rimane uccisa, ma riescono a fuggire in una fattoria poco lontano sotto il controllo dei Pesci. Qui Theo scopre l'agognata verità: la ragazza è incinta e deve essere portata al “progetto umano” per ricevere le cure necessarie e forse poter trovare una cura per la sterilità. Theo scopre anche che i Pesci vogliono ucciderlo e utilizzare il figlio di Kee come una bandiera per la loro rivolta. Theo, Kee e Miriam, l'ostetrica, scappano all'alba e si rifugiano da Jasper che definisce un piano per portare Kee alla “Domani”: aiutati da una guardia carceraria a cui Jasper vende la marijuana, Theo e le due donne devono riuscire ad entrare nella prigione a cielo aperto di Bexhill, procurarsi una barca e raggiungere la “Domani” a largo della costa. Come sempre lascio a voi le scene finali che garantiscono una forte dose di emozioni e di suspance, con un finale che ricorda quello del libro Farenheit 451 di Ray Bradbury. Trama davvero interessante e coinvolgente, oltre che ricca di spunti di riflessione su argomenti quali politica, tolleranza, xenofobia, eutanasia e la guerra. Voto 9

-Soundtrack

Il compositore John Kenneth Tavener ci propone una serie di tracce molto melodiche e che lasciano un grande spazio alle voci femminili d'opera, quasi dei canti religiosi, molto suggestivi e che riescono a seguire bene le azioni, soprattutto nella scena di Kee e Theo che escono dal palazzo assediato dall'esercito con in braccio il bambino di Kee. devo ammettere che alla lunga il motivo principale annoia e risulta ripetitivo ma non ci sono motivi per dare alla sezione soundtrack meno di 7

-Fotografia

se questa pellicola è così coinvolgente lo deve anche alla fotografia, curata dal messicano Emmanuel Lubezki (nell'ambiente soprannominato “Chivo”), nominato più volte agli Academy Awards per la sua direzione della fotografia, come è successo per questo film. Fra i suoi lavori più importanti ricordiamo Il mistero di Sleepy Hollow di Tim Burton (nomination 1999) Burn after reading dei fratelli Choen e Lemony Snicket – una serie di sfortunati eventi.
Per indurre il pubblico ad essere ancora più coinvolto nella scena, Lubezki si avvale di telecamere che tendono a seguire a piedi i personaggi, senza l'utilizzo di carrelli, abbiamo quasi la sensazione di camminare accanto ai personaggi e di far parte della scena. Ad esempio è memorabile il piano sequenza di Theo che scappa durante una sparatoria in strada, dopo essere stato quasi giustiziato dai Pesci. La telecamera segue Theo che corre fra i calcinacci (in infradito), i proiettili sibilano intorno alla sua testa quasi come se fosse la nostra e la lente che si sporca di sangue quando uno dei prigionieri viene giustiziato brutalmente e rimane sporca per tutto il piano sequenza. Una molto studiata e ben riuscita. Da applausi. Voto 9.

-Recitazione

pochi attori ma tutti molto bravi, a partire dal protagonista, Clive Owen che si da molto da fare, anche Julianne Moore, per quel poco che dura, ci mostra una buona performance ma il migliore...

Il Migliore: è senz'altro Michael Caine, in veste inedita di vecchio hippie fattone ci fa sorridere ma anche riflettere, oltre che regalarci una delle scene di morte più memorabili del nostro secolo (guardate il film e capirete). Così muore un hippie.

Il Peggiore: fra tutti i bravi attori ho scelto Ed Westwick, il televisivo e monoespressivo Chuck Bass di Gossip Girl. Perché sì, c'è anche lui, nei panni del figlio del cugino di Theo, un mummificato davanti a un mini computer che non parla e non muove neanche gli occhi. Si fa solo i ca**i suoi. Non deve dire niente, non deve fare quasi niente. Ottima performance, la più adeguata...

per il resto segnaliamo un grande Peter Mullan che interpreta Syd, la guardia carceraria corrotta e doppiogiochista che parla in terza persona. La battuta sulla “faccia da profughi” è esilarante e recitata benissimo. Voto complessivo 8.

-Ritmo

la narrazione è lineare, con un ritmo ben scandito e abbastanza regolare, non presentando flashback o flashforward di sorta. In generale il ritmo rimane alquanto lento ma mai da rasentare la noia. Voto 7.

-Extra

volevo assegnare un punto extra per l'importanza del messaggio politico e sociale di questo film che non è da sottovalutare ne da trattare con leggerezza, messaggio che dona forza a questo film facendolo superare la barriera del puro intrattenimento che molte pellicole non sono nemmeno in grado di affrontare. +1

I figli degli uomini totalizza pertanto 8,2

un film coinvolgente oltre ogni dire, ben diretto, ben recitato e in sostanza piacevole, che ci riporta alla memoria tematiche già affrontate in opere quali V per Vendetta, Farenheit 451, 1997 fuga da New York, e L'esercito delle 12 scimmie solo per citarne alcuni.


Caldamente consigliato a tutti.

Tambu

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