mercoledì 12 giugno 2013

“In Bruges”, by Martin McDonagh



film datato 2008, primo lungometraggio del commediografo inglese Martin McDonagh, In Bruges rappresenta un grande esempio di commedia nera del panorama cinematografico.
Martin McDonagh debutta come commediografo teatrale nel 1996 con The beauty Queen of Leenane, primo capitolo di una trilogia. Con la sua seconda trilogia teatrale, The Aran Islands Trilogy si afferma come sceneggiatore di successo. Nel 1997, all'età di 27 anni, quattro dei suoi spettacoli vengono rappresentati simultaneamente nei teatri del West End londinese, record eguagliato solo da William Shakespeare. Nel 2005 vince un Oscar per il cortometraggio Six Shooter, sua sia la scenografia che la regia. Dopo In Bruges esce nel 2012 7 psicopatici, suo ultimo lavoro sul grande schermo, che ottiene un successo maggiore del precedente titolo dal lato della critica del pubblico.
Insomma, una carriera promettente e lanciatissima nel mondo del cinema. D'altronde si sa che chi si fa le ossa col teatro difficilmente combina porcherie al cinema. Ma bando alle ciance, andiamo subito a parlare di In Bruges – la coscienza dell'assassino.

-Trama

il giovane sicario irlandese Ray (Colin Farrell) ha ucciso per sbaglio un bambino al suo primo incarico. Ray ed il suo collega più anziano Ken (Brendan Gleeson) vengono pertanto mandati a Bruges (Belgio) in attesa che le acque si calmino e con la promessa di una chiamata da parte del loro capo Harry (Ralph Fiennes) con nuove istruzioni. Ken cerca di attenersi agli ordini del capo, cercando di godersi la “vacanza” vivendo da turista e gustandosi i meravigliosi scorci della cittadina belga ed il suo gotico fiammingo. Ray invece è divorato da rimorso e dal senso di colpa, cerca ad ogni costo uno svago che lo possa distrarre dal ricordo terribile di quello che ha fatto, nell'alcool, nella droga o nelle donne. Conosce Cloe (Clémence Poésy), insospettabile spacciatrice del paese della quale si innamora e Jimmy (Jordan Prentice) attore americano affetto da nanismo. La chiamata di Harry arriva, a rispondere è Ken. Gli ordini sono di uccidere Ray poiché il suo errore è stato inaccettabile. Ken raggiunge Ray al parco con l'intento (poco convinto) di ucciderlo ma lo sorprende al tentare il suicidio e riesce a fermarlo. Facendo ragionare Ray, Ken lo porta alla stazione, gli consegna dei soldi e lo fa partire sul primo treno, poi chiama Harry spiegandogli cosa ha fatto e perché è convinto che Ray abbia ancora una possibilità di cambiare la sua vita. Ken decide quindi di aspettare il suo destino a Bruges mentre Ray viene bloccato da un poliziotto sul treno diretto fuori città accusandolo di un'aggressione (realmente commessa) ai danni di un canadese. Come guidato da una thompsoniana “Grande Calamita” Ray viene rispedito a Bruges in braccio a Harry e alla sua furia omicida. Un finale teatralmente sublime che ci fa ricordare Brian DePalma ed il suo Carlito's way. Leffe a fiumi e cocaina. Che trama! Voto 9

-Soundtrack

la colonna sonora non è certo il vanto di questo film che ha ben altri punti forti. Da segnalare molto interessante il fatto che la musica, quasi inesisntente all'inizio della pellicola, diventa mano a mano più presente lungo il corso della trama, specialmente nel finale dove un pezzo struggente di una canzone folkloristica incornicia gli istanti prima del sacrificio di Ken. Anche nei momenti in cui non vi è musica la colonna sonora non è mai “mancante” solo “assente”, non se ne sente un vero bisogno. Voto 7

-Fotografia

Bruges non piace per niente a Ray. Ma non per questo non deve piacere a noi. Bruges è una città meravigliosa e McDonagh non ne butta via niente, dalle due grandi torri campanarie alla più piccola “alcova”. Da segnalare una bellissima inquadratura statica a volo d'uccello sulle due torri illuminate di due colori differenti, l'inquadratura del ponte all'alba e la scena dell'inseguimento a piedi fra Harry e Ray che non ci lascia digiuni di scorci interessanti della città. Buoni i movimenti di camera, calibrati e mai esagerati. Il regista non si lascia andare a virtuosismi di sorta. Ottima scelta. Voto 8

-Recitazione

non sono mai stato un grande fan di Colin Farrell ma qui devo riconoscere che in questo particolare film ci regala un'ottima interpretazione, sia quando fa il “bambino di 5 anni che piange perché ha perso le caramelle” sia quando deve trasmetterci il cruccio interiore del protagonista. Oltre a Farrell non scordiamoci del mezzo cast di Harry Potter e il calice di fuoco: Ralph Fiennes (Lord Voldemort) che interpreta lo psicopatico capo dei due sicari, Clémence Poésy (Fleur Delacour) nella parte della bella spacciatrice belga ma soprattutto...

il Migliore: Brendan Gleeson (al secolo Alastor “Malocchio” Moody) in un interpretazione da manuale. Il discorso sulla torre campanaria avrebbe convinto chiunque (non il suo capo) ed è recitato in maniera pulita e senza sbavature. Un Gleeson così non lo vedevo da Gangs of New York di Scorsese e la cosa mi ha lasciato piacevolmente sorpreso.

il Peggiore: Clémence Poésy. Non recita in maniera disastrosa, anzi. Solo si distingue poco e non convince in alcune sequenze come quella della tentata rapina. Ad ogni modo la concorrenza era davvero spietata.

nel complesso voto 8

-Ritmo

quello giusto. Nient'altro da dire. Un commediografo navigato come McDonagh sa dove dove collocare le scene in funzione della trama, come metterle nel copione e quanto farle durare e questo bisogna riconoscerglielo. Il susseguirsi delle vicende non è mai troppo rapido né troppo lento. Girando tutto un film in una piccola cittadina il rischio più grosso che si corre è quello di rallentare troppo il ritmo per via delle location ripetitive o di accelerare troppo nel tentativo di non incorrere nel primo errore. McDonagh sa muoversi bene negli spazi piccoli e nelle location “anguste” come possono essere le quinte di un teatro. Voto 8

-Extra

forse un piccolo capolavoro ben valutato dalla critica (1 premio BAFTA, 1 British Indipendent Film Award, 1 nomination agli Academy Awards e 1 Golden Globe a Colin Farrell) ma caduto nel dimenticatoio o semplicemente sconosciuto al pubblico. Assolutamente da vedere. +2

siamo arrivati al totale: 8,4


una trama veramente teatrale risolta nel migliore dei modi. Come dicevo un film da vedere, da guardare con attenzione come un quadro fiammingo, per coglierne ogni dettaglio, da gustare come una buona birra belga, ambrata, pastosa e forte.

Il Tambu

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