Martin McDonagh debutta come commediografo teatrale nel 1996
con The beauty Queen of Leenane,
primo capitolo di una trilogia. Con la sua seconda trilogia teatrale, The Aran Islands Trilogy si afferma come
sceneggiatore di successo. Nel 1997, all'età di 27 anni, quattro dei suoi
spettacoli vengono rappresentati simultaneamente nei teatri del West End
londinese, record eguagliato solo da William Shakespeare. Nel 2005 vince un
Oscar per il cortometraggio Six Shooter,
sua sia la scenografia che la regia. Dopo In
Bruges esce nel 2012 7 psicopatici,
suo ultimo lavoro sul grande schermo, che ottiene un successo maggiore del
precedente titolo dal lato della critica del pubblico.
Insomma, una carriera promettente e lanciatissima nel mondo
del cinema. D'altronde si sa che chi si fa le ossa col teatro difficilmente
combina porcherie al cinema. Ma bando alle ciance, andiamo subito a parlare di In Bruges – la coscienza dell'assassino.
-Trama
il giovane sicario irlandese Ray (Colin Farrell) ha ucciso
per sbaglio un bambino al suo primo incarico. Ray ed il suo collega più anziano
Ken (Brendan Gleeson) vengono pertanto mandati a Bruges (Belgio) in attesa che
le acque si calmino e con la promessa di una chiamata da parte del loro capo
Harry (Ralph Fiennes) con nuove istruzioni. Ken cerca di attenersi agli ordini
del capo, cercando di godersi la “vacanza” vivendo da turista e gustandosi i
meravigliosi scorci della cittadina belga ed il suo gotico fiammingo. Ray
invece è divorato da rimorso e dal senso di colpa, cerca ad ogni costo uno svago
che lo possa distrarre dal ricordo terribile di quello che ha fatto,
nell'alcool, nella droga o nelle donne. Conosce Cloe (Clémence Poésy),
insospettabile spacciatrice del paese della quale si innamora e Jimmy (Jordan
Prentice) attore americano affetto da nanismo. La chiamata di Harry arriva, a
rispondere è Ken. Gli ordini sono di uccidere Ray poiché il suo errore è stato
inaccettabile. Ken raggiunge Ray al parco con l'intento (poco convinto) di
ucciderlo ma lo sorprende al tentare il suicidio e riesce a fermarlo. Facendo
ragionare Ray, Ken lo porta alla stazione, gli consegna dei soldi e lo fa
partire sul primo treno, poi chiama Harry spiegandogli cosa ha fatto e perché è
convinto che Ray abbia ancora una possibilità di cambiare la sua vita. Ken
decide quindi di aspettare il suo destino a Bruges mentre Ray viene bloccato da
un poliziotto sul treno diretto fuori città accusandolo di un'aggressione
(realmente commessa) ai danni di un canadese. Come guidato da una thompsoniana
“Grande Calamita” Ray viene rispedito a Bruges in braccio a Harry e alla sua
furia omicida. Un finale teatralmente sublime che ci fa ricordare Brian DePalma
ed il suo Carlito's way. Leffe
a fiumi e cocaina. Che trama! Voto 9
-Soundtrack
la colonna sonora non è certo il vanto di questo film che ha
ben altri punti forti. Da segnalare molto interessante il fatto che la musica,
quasi inesisntente all'inizio della pellicola, diventa mano a mano più presente
lungo il corso della trama, specialmente nel finale dove un pezzo struggente di
una canzone folkloristica incornicia gli istanti prima del sacrificio di Ken.
Anche nei momenti in cui non vi è musica la colonna sonora non è mai “mancante”
solo “assente”, non se ne sente un vero bisogno. Voto 7
-Fotografia
Bruges non piace per niente a Ray. Ma non per questo non
deve piacere a noi. Bruges è una città meravigliosa e McDonagh non ne butta via
niente, dalle due grandi torri campanarie alla più piccola “alcova”. Da
segnalare una bellissima inquadratura statica a volo d'uccello sulle due torri
illuminate di due colori differenti, l'inquadratura del ponte all'alba e la
scena dell'inseguimento a piedi fra Harry e Ray che non ci lascia digiuni di
scorci interessanti della città. Buoni i movimenti di camera, calibrati e mai
esagerati. Il regista non si lascia andare a virtuosismi di sorta. Ottima
scelta. Voto 8
-Recitazione
non sono mai stato un grande fan di Colin Farrell ma qui
devo riconoscere che in questo particolare film ci regala un'ottima
interpretazione, sia quando fa il “bambino di 5 anni che piange perché ha perso
le caramelle” sia quando deve trasmetterci il cruccio interiore del
protagonista. Oltre a Farrell non scordiamoci del mezzo cast di Harry Potter e il calice di fuoco: Ralph
Fiennes (Lord Voldemort) che interpreta lo psicopatico capo dei due sicari,
Clémence Poésy (Fleur Delacour) nella parte della bella spacciatrice belga ma
soprattutto...
il Migliore: Brendan Gleeson (al secolo Alastor “Malocchio”
Moody) in un interpretazione da manuale. Il discorso sulla torre campanaria
avrebbe convinto chiunque (non il suo capo) ed è recitato in maniera pulita e
senza sbavature. Un Gleeson così non lo vedevo da Gangs of New York di Scorsese e la cosa mi ha lasciato
piacevolmente sorpreso.
il Peggiore: Clémence Poésy. Non recita in maniera disastrosa,
anzi. Solo si distingue poco e non convince in alcune sequenze come quella
della tentata rapina. Ad ogni modo la concorrenza era davvero spietata.
nel complesso voto 8
-Ritmo
quello giusto. Nient'altro da dire. Un commediografo
navigato come McDonagh sa dove dove collocare le scene in funzione della trama,
come metterle nel copione e quanto farle durare e questo bisogna
riconoscerglielo. Il susseguirsi delle vicende non è mai troppo rapido né
troppo lento. Girando tutto un film in una piccola cittadina il rischio più
grosso che si corre è quello di rallentare troppo il ritmo per via delle
location ripetitive o di accelerare troppo nel tentativo di non incorrere nel
primo errore. McDonagh sa muoversi bene negli spazi piccoli e nelle location
“anguste” come possono essere le quinte di un teatro. Voto 8
-Extra
forse un piccolo capolavoro ben valutato dalla critica (1
premio BAFTA, 1 British Indipendent Film Award, 1 nomination agli Academy
Awards e 1 Golden Globe a Colin Farrell) ma caduto nel dimenticatoio o
semplicemente sconosciuto al pubblico. Assolutamente da vedere. +2
siamo arrivati al totale: 8,4
una trama veramente teatrale risolta nel migliore dei modi.
Come dicevo un film da vedere, da guardare con attenzione come un quadro
fiammingo, per coglierne ogni dettaglio, da gustare come una buona birra belga,
ambrata, pastosa e forte.
Il Tambu
Il Tambu
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