In Francia hanno il Bel-ami di Maupassant, in Inghilterra detta legge il ritratto di Dorian Gray, in Italia il più celebre è Il piacere D’Annunziano e alla stessa maniera in America i bambini aprono i loro orizzonti col Grande Gatsby del celebre romanziere del Minnesota.
Per dirvi, in America Il grande Gatsby è un istituzione, un
mostro sacro. E’ difficile trovare un americano che non ci abbia avuto a che
fare e dunque riterrete lecito che quando qualcuno decida poi di farci un film
le pretese siano alte, e parecchio.
La sfida inerente al grande schermo l’hanno raccolta fin’ora
in quattro : Herbert Brenon nel ‘26 (un solo anno dopo l’uscita del romanzo),
Elliott Nugent nel ’49, Jack Clayton nel ’74 (con sceneggiatura di Francis Ford
Coppola) e, quest’ultimo il motivo per cui siamo qui, Baz Luhrmann nell’attuale
2013.
-Trama
In parole spicce la trama ha come narratore in prima persona
Nick Carraway (Tobey Maguire, noto per il ruolo di P. Parker nei tre Spiderman di Raimi e per l’albino
Hitch-hiker in Paura e delirio a Las
Vegas), un azionista americano che si trasferisce a West Egg, un villaggio
di fantasia localizzato a Long Island. Essendo ora a due passi da sua cugina
Daisy (Carey Mulligan) inizia a frequentare lei e le sue conoscenze,
soprattutto il marito Tom (John Edgerton). Vittima del festaiolo stile di vita
Newyorkese inizia a consocere, anche se solo di nomina, un certo Gatsby. Scopre
successivamente di esserne il vicino, scrutandolo spesso dalla finestra, finchè
poi non riceverà un invito ad una sua festa dove conoscera personalmente Jay
Gatsby (Leonardo DiCaprio), diventando così spettatore interno del suo mondo,
delle sue feste e soprattutto delle sue memorie.
Ora, io ho avuto il piacere di leggere il romanzo di
Fitzgerald ed ho avuto anche il grande piacere di leggerlo in lingua originale,
rimanendone particolarmente entusiasta. Che però rendere onore ad uno scrittore
e al suo libro per un regista fosse affare assai complicato è una cosa che
ormai sappiamo tutti e che abbiamo già visto più e più volte (volendo ri-citare
il Bel-ami di Maupassant: Le bestemmie più colorite non bastano a descrivere
Pattinson nel ruolo di George Duroy.), ecco perchè prediligo le sceneggiature
originali o per lo meno ritengo che i registi non debbano avere l’aspettativa di
riuscire ad eguagliare quello che ti da il libro. Abbiamo avuto però anche
moltissimi esempi di film che, anche se ispirati da libri, sono riusciti
comunque a darci grandi impatti, magari raccontando anche storie divergenti, o
riuscendo ad applicare grandi capacità di sintesi ma comunque coinvolgimento,
il primo esempio che mi viene in mente è Il
buio e il miele, un romanzo di Giovanni Arpino che ha poi ispirato Profumo di donna (ovviamente mi
riferisco a quello di Dino Risi col leggendario Vittorio Gassman, e non alla
patacca di Martin Brest con Al Pacino).
Baz Luhrmann, dal suo canto, sbaglia tutto. Ma proprio
tutto. Partendo dal presupposto che quando giudico la trama di un film giudico
solo quella del film, senza far paragoni con quella del libro da cui è tratta
perché la libertà del regista è sacrosanta e qui non si discute, però
permettetemi di mandare a cagare il regista una buona dozzina di volte, perchè
Joy Gatsby, quello vero, quello di Fitzgerald, è un profondissimo personaggio
dalle mille sfaccettature, è un uomo strepitoso, è un self made man, è molto
solo e, solo per ultimo, l’aspetto forse meno interessante del manoscritto, è
anche un uomo innamorato. Luhrmann decide invece di centralizzare la storia
sulla relazione tra lui e Daisy, ma non riesce neanche a farlo troppo bene. Da
quanto ci mostra il film, quando Gatsby era ancora un poveraccio incontra Daisy
ha colpo di fulmine, poi lui parte per la guerra e una volta ricco decide di
riconquistarla, lei acconsente ma poi ha titubanze, e allora Tom mostra a Daisy
il vero lato di Joy, le sue origini non aristocratiche e i suoi modi rudi,
facendogliela perdere per sempre. Avrei giurato di non dirlo mai, ma forse
persino Twilight offre una storia d’amore un attimo più avvincente. Tutto il
resto della pellicola sono sfarzi, inutilità, inesattezze, belle musiche e
nulla più. Che Lurhmann fosse un romantico ormai lo si era capito, ma non
riesce neanche a dare spessore a ciò che più gli sta a cuore. Il personaggio
fitzgeraldiano è fenomenale per altre cose, altri aspetti, aspetti che il
regista non ci ha mostrato, introducendo col dialogo iniziale Gatsby come un
grand’uomo, unico ed inimitabile, ma senza poi spiegare effettivamente il
perché durante il film al che, alla fine del tutto ti chiedi “ma perchè il grande?”.
Vuoto, inconcludente, non ti fa appassionare a nessuna delle
vicende che si svolgono (forse solo a quella del lato nascosto e malavitoso di
Gatsby, che però apre ma non chiude), c’è solo una scena e mezza di tensione ma
entrambe gestite malissimo e non ti da materiale per poterti affezionare a
neanche uno dei personaggi, Gatsby compreso, tant’è che alla fine quando muore
neanche ti dispiace.
Il voto di norma sarebbe un 4, ma sento di doverlo abbassare
ancora di più perchè le basi buone, ottime per una trama che sapesse il fatto
sua Luhrmann ce le aveva, ma le ha cestinate di sana pianta: 3.
-Soundtrack
Tra gli aspetti più invitanti del film senz’altro le colonne
sonore, artistoni pesi massimi con pezzi davvero ma davvero belli. Se il film
quindi è costato 210 milioni di “bucks” gran parte del merito sarà stato del
sonoro. Interessanti alcune scelte come quella di sostituire il Jazz con l’Hip
Hop, definito da Luhrmann la musica nera di oggi e qui magari ti do ragione,
perché se all’epoca avevano Armstrong e Coltrane noi oggi abbiamo Jay-Z e Kanye
West ed effettivamente sono più coinvolgenti per il clima di “party” che ci hai
tanto voluto dare, però permetti che tu mi fai un film nel cuore degli anni del
Jazz e non mi fai sentire neanche un po di Redding se non vagamente un mezzo
trombettista durante un bordello? Inoltre, le musiche servono per il clima, per
l’interpretazione, giusto, e a tal proposito vengono usate benissimo nel clima
festaiolo, ma completamente non valorizzate durante il resto del film. Se non
per Young and beautiful di Lana Del
Rey, proposta più volte, quasi per integrale e addirittura anche in cover,
degli altri pezzi viene sfruttato ben poco, del grande potenziale emotivo che
hanno. Un esempio su tutti Over the love
di Florence Welch, un pezzo meravigliosamente frustrante nelle sequenze finali
ma che viene utilizzato solo per quelle iniziali, in cover, quasi a cappella e
in una delle scene più inutili del film. Mi verrebbe da assegnare un 4 per
l’utilizzo ma poi ricordo la qualità effettiva dei pezzi e proprio non riesco a
scrivere meno di 6.
-Fotografia
Simon Duggan è menzognero, avendo mezzi potenti ne sfrutta
propriamente le capacità grafiche, fornendo nulla più che sequenze di grande
qualità grafica e grandi contrasti, nulla che non si sia già visto. Solo campi
larghi, nulla di innovativo e il tutto tra l’altro dopo un po diventa davvero
banale. Pochissimi i casi in cui si siano andati a studiare un attimo i colori
per il piacere della retina. Ma non solo, ho fatto la pessima decisione di
andare a vedere il film in 3D e... che dire... si sa che i soggetti in rilievo
soffrono le sequenze veloci ma comunque ne inserisce di continuo, minando la
pazienza dell’occhio in continuazione. E non è finita, perché la computer
grafica è pessima: vedi la scena in cui la macchina gialla sfreccia sotto il
ponte, vedi la scena finale di Gatsby morto nella piscina con gli scatti
dietro, palesemente finte, per poi non parlare della pessima sequenza
dell’incidente. 4 perché sono generoso ed un consiglio : quei macchinari dateli
a chi ha più fantasia.
-Recitazione
.Il peggiore: Parto direttamente con questa voce perché è
bene chiarire perché l’interpretazione, in questo film, non sia stata
esaustiva. Il peggiore in questo caso non è un attore dalla performance
deludente, ma Baz Luhrmann. Con le sue rapidissime sequenze flash non da il
tempo di osservare il paesaggio del volto umano, le sue movenze e le sensazioni
che vuole esprimere. La performance di ogni attore non è valorizzata ma
mascherata, non c’è lo spazio che dovrebbe avere per metterci del suo e
stabilire chi abbia recitato meglio o peggio degli altri diventa davvero
difficile.
.Il migliore: Per quel poco che si è visto, DiCaprio. Senza
dubbio tra i migliori in circolazione e infatti quasi riesce a darti qualcosa
in quelle feritoie di spazio che Luhrmann gli lascia. Ti dispiace solo che sia
stato usato lui per questo ruolo quando poteva essere usato benisismo un altro
interprete, lasciando Leo libero per un ruolo in qualche altro film che lo avrebbe
reso senz’altro più apprezzabile.
Complessivamente gli attori erano tutti professionisti
capaci, ho un po di dubbi solo sulla scelta di Joel Edgerton nel ruolo di Tom,
dalla descrizione di Fitzgerald me lo immaginavo un bel po diverso, ma è il neo
che passa al piano più basso vista l’entità degli altri. 6
-Ritmo
Le capacità di scelte di ritmo del regista emergono subito
dal primo passaggio di scena: dalla sequenza lenta e melanconica con cui
Luhrmann apre per fare il figo, bruscamente si passa a quella veloce e
fastidiosa che usa per narrare la situazione goliardica di New York ai tempi
del proibizionismo. Per il resto si mantiene sui passaggi flash tipici di chi
vuole far vedere tanto ma con poca qualità, facendolo male e rovinando dettagli
che il pubblico magari vorrebbe godersi. Arrivato a metà film ti metti le mani
in testa notando sia passata solo un’ora e ne debba passare ancora un’altra. E
la trama senz’altro non aiuta. 4.
-Extra
Credo che ciò che penso del film sia chiaro. Luhrmann non è
un regista da film, non è capace di trasmettere nulla al pubblico e nel cinema
non solo è importante, ma essenziale. Il problema è che non solo è un film
tremendamente mediocre, il che gli farebbe prendere quel 4/4,5 e via, ma
presenta una bella lista di aggravanti.
1.Il budget. Non puoi investire un budget così importante e
poi farci uscir fuori questa roba. No, no e no.
2.La propaganda. Un film pubblicizzato oltre ogni limite e
la cui qualità si intuiva però già dal trailer. Propaganda immeritata, soldi
buttati.
3.Il film è l’emblema della società odierna: tantissimi
soldi messi a disposizione di un regista che non ha mai fatto nulla per
meritarli, pubblico ignorante attirato in maniera atroce per il lusso che il
film propone, il grande Gatsby di Luhrmann è il bene Veblen per eccelleza che
mostra lo stato di ricca ignoranza della richiesta su cui mangia la domanda del
sistema odierno, che inevitabilmente contagia anche il cinema.
4.Non mi stancherò mai di ripeterlo: è stato rovinato un
capolavoro di letteratura e la gente che prima poteva esserne interessato
abbandonerà l’idea di leggerlo prendendolo per un testo frivolo.
Meno un punto per ognuno dei precedenti, ma solo perchè mi
sono voluto fermare: -4.
Il voto in decimi raggiunge quindi un bel 3,8
Solitamente non leggo mai recensioni prima di andare a
vedere un film, ma me ne fu linkata una su cui il mio occhio non ha potuto fare
a meno di cadere, e parlava di un piccolissimo scambio di opinioni in cui i
giornalisti da una parte chiedevano il perché di quelle scene in cui la gente
di colore faceva festa, usando come servitù dei bianchi, non essendo coerente
con la condizione dell’epoca. Dal mio canto sinceramente non glie l’avrei
neanche chiesto, essendo tutto il libro di stampo dichiaratamente
schiavo-razzista l’avrei interpretata come una scena voluta da Luhrmann come di
ripicca dei neri nei confronti dei bianchi, ma la risposta del regista è stata
inquietante: secondo lui Fitzgerald nel libro parlava chiaramente di queste
vicende di festa nera e schiavitù bianca, e allora la domanda sorge spontanea:
“Luhrmann, ma Il grande Gatsby l’hai
letto davvero?”
Colgo l’occasione per ringraziare i lettori (si, esatto,
tutti e due) e per stendere molto velocemente una scaletta:
Il venerdì verrà rilasciata la mia recensione, su un film
quasi sempre pre-annunciato, mentre il mercoledì sarà il turno di quella del mio
collega il Tambu, che esordirà con un brillante reportage su l’uomo dai pugni di ferro, pellicola d’esordio come regista di RZA
(Robert Diggs).
Venerdì prossimo sarà probabilmente il turno di Treno di notte per Lisbona, ultimo
lavoro del danese Billie August.
The Tarantino
Spunti veramente molto interessanti..
RispondiEliminaConcordo con molto di quello che dici. Luz dovrebbe provare solo IMBARAZZO E DISAGIO per il resto dei suoi giorni. dopo essermi sorbita 5mesi di trailer, anticipazioni, speciali e interviste su interviste, mi aspettavo non un film che rivedresti mille volte, anche in srilankese, ma qualcosa alla Anna Karenina (ovviamente parlo dell ultimo. Costumi bellissimi, scenografia originale, ma sopratutto che fosse una ricostruzione credibile e intrigante. Caschetti, frange e un po' di moet sono quello che un 15enni, capitato per sbaglio davanti allo schermo può notare. C'è una piccole parentesi sul carbone, sui poveri, sulle obbligazioni, il lusso ma nulla che veramente giustifichi l aggettivo "ruggenti". Questo film si è presentato come una spettacolare fotografia dell epoca, invece il piattume. Con il 3D e tutti quei soldi luz avrebbe potuto ricostruire la new York dei contrasti, invece possiamo vedere solo lo skyline, una volta,e per di più di sera (come solo in Dallas e beautiful,quando Ridge prende l'aereo) QUANTA TRISTEZZA. E poi la casa di Gatsby, ma dai! Un atroce render con quella brutta patina che appiattisce tutte le differenze materiche. Per il resto concordo su quasi tutto, tranne per la musica, sono una nostalgica alla "midnight in Paris". È stata una pugnalata al cuore. Io aggiungerei che il lato che più emerge di gaz e quello del criminale che vive con l ansia che qualcuno scopra i suoi loschi affari Bah, gaz è di un altro livello. Premetto che avendo visto il film con la grande cinema 3, quindi in 2D e fortunatamente GRATIS, posso solo dire che i movimenti di macchina sono una pagliacciata bella e buona, vedi la prima scena, la macchina che "vola" a filo d acqua dal pontile di Gatsby alla casa di Daisy. Patetico. Il 50% delle riprese deve giustificare il 3D,30% campi lunghi per non sbattersi troppo in dettagli, 20% primi piani. Concludo qua prima che la rabbia prenda il sopravvento ripensando ai tanti azzardi di quell'incosciente di luz.
RispondiEliminaBinna
P.S. Luz è la crasi di LUhrmann baZ.
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