Dopo l'impresa di Hellboy 2: the golden
army Guillermo del Toro torna sul grande schermo portandosi con se i
Kaijū, gli ormai dimenticati mostri del cinema giapponese e i Mecha,
gli enormi esoscheletri supermisura dei cartoni animati nipponici.
Ammetto di essere entrato nella sala cinematografica molto scettico
ma allo stesso tempo fiducioso nelle capacità del signor del Toro.
Pensavo di trovarmi di fronte ad un film carico fino all'orlo di
botte da orbi ed effetti speciali ma con mia grande sorpresa ho
trovato anche molto altro. Premettendo che a mio avviso il film
andrebbe visto con occhio “asiatico” per così dire (fra poco
capirete cosa intendo) andiamo ad analizzare punto per punto Pacific
Rim.
Trama
in un futuro
non lontano il mondo è sconvolto dall'attacco di enormi mostri
alieni emersi da un portale dimensionale sul fondo dell'oceano
Pacifico. Inizialmente i “Kaijū” (così vengono chiamati nel
film) vengono fermati con grande fatica e con enormi perdite umane.
Le più importanti nazioni del “Pacific Rim” decidono di dar
fondo a tutte le risorse economiche possibili per la creazione di
enormi Mecha chiamati “Jaeger” per poter sconfiggere le enormi
bestie. Gli Jaeger sono dotati di un interfaccia neurale con il
pilota che è in grado di muoversi all'unisono con la macchina. I
mecha risultano però troppo ardui da pilotare per una sola persona,
viene quindi sviluppato un sistema di due piloti che, interconnessi
fra loro, pilotano gli Jaeger come il lobo destro e il lobo sinistro
di un cervello umano. Grazie agli Jaeger gli umani iniziano a vincere
le loro battaglie contro i Kaijū. Dopo questa iniziale rivalsa
umana i Kaijū si adattano ai loro nuovi avversari, rendendo i
combattimenti più ostici e i Jaeger sempre più obsoleti, finché
non viene presa la decisione da parte dei governi del Pacific Rim di
smantellare il progetto Jaeger a favore della costruzione di una
muraglia costiera. Durante uno di questi ultimi combattimenti il
protagonista Raleigh Becket (Charlie Hunnam) perde il fratello e
coopilota dello Jaeger Gypsy Danger, riuscendo però a sconfiggere il
mostro da solo e a pilotare il mecha fino alla costa. Raleigh,
ritiratosi, è impiegato alla costruzione del muro quando viene
contattato dal comandante Pentecost (Idris Elba) che ha deciso di
comandare un ultimo manipolo di Jaeger in una missione per
distruggere il portale dimensionale ed ha bisogno di lui per pilotare
Gipsy Danger. Più avanti si scoprirà inoltre che i Kaijū sono in
realtà dei cloni, delle armi biologiche fabbricate da una razza di
alieni invasori provenienti dall'altra dimensione che intendono
distruggere il genere umano e impossessarsi del pianeta terra. La
trama non è poi complicata ma l'approccio con cui è stata
affrontata la rende unica nel suo genere. Oltre ai mecha utilizzati
per combattere mostri enormi come nel celebre manga Neon Genesis
Evangelion tutto il film è ricco di spunti e di rimandi al mondo dei
manga e degli anime, a partire dalla caratterizzazione dei
personaggi, talvolta “estremizzati”, quasi caricaturali come le
figure del biologo ossessionato dai Kaijū Newton Geizler (Charlie
Day) ed il suo collega matematico Hermann Gottlieb (Burn Gorman) o il
personaggio del trafficante di pezzi di Kaijū Hannibal Chau (Ron
Perlman) dalla figura imponente ed i vestiti appariscenti. Oltre ai
personaggi, come in ogni buon manga o anime che si rispetti il lato
psicologico ed il passato dei personaggi influisce molto sulla trama.
Avremo infatti a che vedere con il trauma psicologico di Mako Mori
(Rinko Kikuchi) la nuova copilota di Raleigh e sulle difficoltà che
i due incontreranno nell'instaurare i primi collegamenti neurali,
anche qui con grossi riferimenti alla cultura manga sull'importanza
dell'affiatamento fra compagni durante i combattimenti. Insomma, come
dicevo è un film che va visto con uno sguardo “asiatico”,
cercando di goderci i combattimenti per le botte da orbi che ci
regalano (ricordandoci che anche nei manga è pieno di questo genere
di scontri) e prestando attenzione all'atmosfera fumettistica che si
respira. Certo, possiamo discutere dell'effettivo valore artistico di
tutto ciò, basta che non mi veniate a dire che era meglio
Transformers... voto 6 per la trama, +1 per l'approccio = 7
(e non ho voluto tirare in ballo il confronto con l'opera "Il Colosso" di Francisco Goya perché mi avreste dato del pazzo visionario...)
Soundtrack
le colonne sonore sono state composte
da Ramin Djawadi, artista che nel 1998 attirò l'attenzione di Hans
Zimmer in persona che lo ingaggiò nel Remote Control Productions. Lo
ricordiamo per le colonne sonore di Iron Man, All the invisible
children, Prison Break e Il Trono di Spade. Le colonne sonore sono
all'altezza della situazione, seguono bene le azioni ed esaltano
l'epicità degli scontri, anche se risultano ripetitive in alcuni
passaggi. Voto 8
Fotografia
Se Michael Bay ci ha dimostrato che
anche in un film coi “robbottoni” si può fare un gran casino con
la fotografia Guillermone del Toro ci fa vedere che è vero anche il
contrario. Non è facile gestire la fotografia mentre due bestioni
alti trenta piani si scaraventano da una parte e dall'altra per la
città eppure, affrontando la questione come una normale scena di
lotta, dimenticandoci delle dimensioni dei contendenti ed utilizzando
inquadrature semplici e calibrate possiamo goderci i nostri
mastodontici lottatori che se le danno di santa ragione senza dover
provare effetti collaterali quali vertigini e conati. Una bella
lezione di regia al signor Bay. Non per niente il direttore della
fotografia è Guillermo Navarro, premio oscar nel 2007 per Il
Labirinto del Fauno sempre di del Toro, oltre che direttore della
fotografia di grandi capolavori di Robert Rodriguez e Quentin
Tarantino, dei quali ricordiamo Four Rooms (nell'episodio di
Rodriguez “i cattivi”), Dal tramonto all'alba, Jackie Brown ed
Hellboy 2: the golden army. Gli effetti speciali sono ottimi, i mecha
e i Kaijū hanno un design impressionante e valgono il prezzo del
biglietto. Belli da vedere, tanto che durante i titoli di coda siamo
deliziati dai modelli 3D utilizzati per il film spogli delle texture.
Voto 8
Recitazione
il film in se non deve aver richiesto
una grossa dose di impegno recitativo ma, chi più chi meno, fanno
tutti la loro parte in maniera decorosa. Non me la sento di inserire
fra i migliori della pellicola il protagonista Charlie Hunnam ed ho
fatto fatica a trovare una vera pecca nella recitazione del film
il Migliore: Burn Gorman nella parte
del matematico zoppo e complessato. assolutamente perfetto per la
parte. Lo abbiamo già visto in The Dark Knight Rises di Christopher
Nolan e nella serie tv Torchwood. Qui ci strappa anche un sorriso
il Peggiore: Idris Elba nella parte del
comandante Pentecost, un po' stroncato in partenza dalla parte
decisamente squadrata in più non risulta convincente in alcune
scene.
Segnaliamo inoltre la bambina
giapponese che interpreta la piccola Mako Mori nel flashback:
semplicemente perfetta.
A parte ciò nulla di memorabile ma
comunque sopra la media odierna. Voto 7
Ritmo
non deve essere stato facile gestire il
ritmo narrativo in un film del genere. Le scene di preparazione alla
battaglia rischiano di annoiare se troppo lunghe mentre le scene di
combattimento rischiavano di risultare esose se non risolte entro un
determinato tempo. In più serviva spazio per gestire tutte le scene
di flashback o comunque le parti dove si andavano a delineare i
profili psicologici e le relazioni interpersonali fra i personaggi.
Del Toro trova spazio per tutto questo, con qualche escamotage quali
la scena dei provini per gli aspiranti copiloti che ci regala qualche
bel colpo di arti marziali e spezza il ritmo della narrazione
lasciando respirare un po' lo spettatore, e qualche parentesi comica
anch'esse per spezzare il ritmo. Delle ottime trovate per non
annoiare. Voto 8
Extra
volevo assegnare un punto in più a
Guillermo del Toro per aver riportato i Kaijū sul grande schermo
dopo quella fesseria di Godzilla (parlo del film del 1998 con Jean
Reno), anche se mi dicono che ne debba uscire uno l'anno prossimo.
Rabbrividisco.
Un altro punto in più per aver portato
al cinema e all'attenzione occidentale anche se in maniera velata e
un po' “subdola” le tematiche orientali dei manga e degli anime
infine un ultimo punto che non posso
trattenermi dal regalare a Guillermo per aver insegnato a Michael Bay
come si fanno i film coi mecha. Grazie Guillermo. +3
(7+8+8+7+8+3)/5= 8,2
un buon punteggio che sinceramente ha
stupito anche me ma non chi credeva ciecamente nelle capacità di
regia di Guillermo del Toro. Dopo tanti progetti abbandonati e tanti
produttori poco di buono non sono certo che questo fosse il film che
più desiderava girare ma sono certo che si sia divertito come un
bimbo a farlo.
Io mi sarei divertito.
Tambu
Tambu